A un certo punto del libro dell’Apocalisse troviamo uno dei versetti più belli di tutta la Bibbia: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5). Gesù è il Salvatore perché entra nel nostro mondo, nelle cose solite, nelle circostanze della vita e della storia e le rinnova con la sua presenza. Gesù è infatti l’uomo nuovo, «l’ultimo Adamo» (1Cor 15,45), colui che ci sta sempre davanti e attira a sé tutto il genere umano e tutto il creato.
Questa domenica la liturgia ci propone un brano in cui la novità di Cristo è messa in evidenza attraverso il confronto con Giovanni Battista. Giovanni, “il più grande dei nati di donna”, rappresenta ancora il mondo vecchio. Il suo è un battesimo “con acqua”, un battesimo di penitenza, basato sull’idea che l’uomo è peccatore e deve cambiare vita se non vuole che l’ira di Dio si abbatta su di lui. È una logica per certi versi giusta. Gesù stesso ha detto di non essere venuto ad abolire la legge e guai a sottovalutare i precetti di Dio. Ma è anche vero che la legge non salva nessuno, come San Paolo non si è stancato di dire.
Cristo invece salva, perché non abolisce la legge ma va oltre la legge. Egli è «colui che toglie il peccato del mondo», come dice Giovanni Battista, cioè è più grande di tutto il male che c’è nel mondo, il male che l’essere umano riesce a fare. Gesù porta una misericordia e un perdono capaci di rinnovare e ricreare, salvare tutti gli esseri umani perduti, sconfitti dalla storia e dalla vita, prigionieri del male proprio o altrui. Egli non battezza con acqua ma «in Spirito Santo», perché ci immerge nella vita stessa di Dio, cioè nell’amore che salva.
Don Davide