Nella prima lettura, tratta dagli Atti, si dice che non era possibile che la morte tenesse in suo potere Gesù. Ci si potrebbe chiedere perché, dato che Gesù era vero Dio ma anche vero uomo, e da che mondo è mondo la morte mette la parola fine all’esistenza terrena di ogni essere umano.
La morte non poteva vincere su Gesù perché lungo tutta la sua vicenda terrena, e specialmente nella sua passione e morte, egli aveva vissuto una vita più grande della morte e più forte del male: un dono totale di sé e un amore incondizionato per tutti, vicini e lontani, amici e nemici. La resurrezione è proprio questo: non la rianimazione di un cadavere ma una vita nuova che si fa strada nel mondo erodendo progressivamente il potere del male e della morte. Questo Gesù lo ha vissuto fino in fondo, ecco perché la morte non ha potuto avere la meglio su di lui.
Questa vita nuova ci raggiunge oggi attraverso lo Spirito di Santo, lo Spirito stesso di Dio che Gesù effonde su di noi. Ce ne accorgiamo tutte le volte che facciamo la stessa esperienza dei discepoli di Emmaus che si sono imbattuti in un modo nuovo di vedere le cose e sono così passati da una visione cupa e senza speranza ad un’interpretazione nuova e liberante degli eventi che riguardavano la loro vita con Gesù. L’incontro con il Signore fa passare anche loro dalla morte alla vita, dalla desolazione alla speranza. È ciò che, per grazia, può capitare anche agli uomini e alle donne di oggi.
Don Davide