La liturgia della parola di questa domenica è dominata da due figure: Pietro e Giovanni. Sono nominati nella lettura tratta dagli Atti degli Apostoli e sono gli autori delle altre due letture. Erano due persone comuni, come noi, coi loro pregi e difetti, che a un certo punto hanno fatto un incontro che gli ha cambiato la vita.
Quando scrivono Gesù è morto da anni, eppure ne parlano come di un vivente capace di cambiare il nostro oggi, una presenza per cui dare la vita tutti i giorni.
Questa è una costante di tutti i grandi personaggi della Bibbia: Dio è in assoluto la presenza più importante. Nell’affrontare la vita, i problemi, le speranze, il futuro ecc. hanno viva davanti a loro questa presenza.
Come è stato possibile per loro e come è possibile per noi l’esperienza di una vita nuova data dalla presenza di Dio? Giovanni nel vangelo ci parla di “un altro Paràclito” che il Padre manderà e che rimarrà con noi per sempre. Questo Paràclito è lo Spirito Santo. È lo Spirito che ci fa fare esperienza di Cristo risorto, cioè vivo, presente e operante nella nostra storia e nella storia del mondo. Lo Spirito è la persona più “inafferrabile” della Trinità, quella che facciamo più fatica a immaginarci. Eppure ogni volta che lo Spirito fa la sua comparsa nella Scrittura succedono cose inaudite: la salvezza entra nella vita delle persone in modi originalissimi e imprevedibili. È ciò che continua a capitare oggi nella vita di miliardi di persone.
Don Davide