Le tre letture di questa domenica ci aiutano a superare il rischio di considerare la Santissima Trinità una verità fredda, che in fondo ha poco da dire alla nostra vita.
Nella prima lettura non si parla esplicitamente della Trinità, ma si dice che Dio proclama il suo nome davanti a Mosè: «Il Signore passò davanti a lui, proclamando: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”». Dire il nome di qualcuno nella Bibbia significa spesso svelarne la sua essenza più profonda: Dio non solo ama, ma è amore.
Dio è infatti una comunione di persone. Ce lo ricorda la seconda lettura. In questo breve testo, Paolo conclude la seconda lettera ai Corinzi con un augurio: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi». Ciò che Paolo raccomanda è una vita insieme fatta di amore reciproco, di un essere gli uni per gli altri. Una comunione insomma. Credere nella Trinità significa partecipare alla vita stessa di Dio, e la vita di Dio è comunione. Perciò entrare in una profonda comunione con Dio e con fratelli è il cuore della vita cristiana.
Infine il vangelo ci dice che questo amore della Trinità si rende vicino e sperimentabile in Cristo. Ancora una volta si afferma che Dio è amore e misericordia: «Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Questi brani biblici non cercano di spiegare la Trinità, ma riescono ad andare al cuore della questione: Dio è amore e essere cristiani significa immergersi in questa vita nuova capace di trasfigurare il mondo per renderlo sempre di più immagine del suo creatore.
Don Davide