Il vangelo di questa domenica sembra proporre un insegnamento di facile comprensione. Gesù racconta di due fratelli a cui il padre chiede di andare a lavorare nella vigna. Vale la pena ricordare che la vigna nell’Antico Testamento rappresenta Israele, il popolo sacerdotale scelto da Dio per compiere la sua opera di salvezza per il mondo. Uno dei due figli oppone immediatamente una tipica risposta da figlio adolescente: “Non ne ho voglia”. Poi però, pentitosi, va a lavorare nella vigna. L’altro invece dà una risposta da suddito più che da figlio: “Sì, signore”, ma invece non ci va. La conclusione è che solo il primo ha fatto la volontà del padre. La morale sembrerebbe semplice: bisogna fare la volontà di Dio con i fatti e non solo a parole. Il che naturalmente è molto vero.
Il resto del brano però sembra dire qualcosa che ad una lettura distratta può sfuggire. Chi è questo figlio che prima oppone un rifiuto e poi va nella vigna a lavorare? Gesù dice che sono per esempio i pubblicani (gli esattori delle tasse al servizio dei romani) e le prostitute, che precederanno nel regno dei cieli – cioè entreranno al posto loro – i capi dei sacerdoti e del popolo a cui Gesù sta raccontando la parabola. Il brano dice che costoro passano avanti nel regno dei cieli perché hanno creduto a Giovanni Battista, cioè a colui che annunciava la venuta dell’agnello di Dio “che toglie i peccati del mondo” (Cfr. Gv1,29). Hanno creduto che stavano entrando nel mondo una misericordia e un perdono senza riserve, persino per gente come loro. Chi si sente giusto una grazia così immensa non la potrà mai accogliere.
Don Davide