Sarebbe interessante interrogarci su quali siano le verità di fede che noi cristiani stiamo mettendo da parte. Una è certamente la venuta di Cristo alla fine dei tempi, quella che chiamiamo parusia. È una verità ampiamente richiamata dalla Scrittura e dalla liturgia, eppure sembra non avere alcuna centralità nella predicazione, nella catechesi, nei dialoghi tra di noi. Ciò contribuisce a farci vivere una fede ripiegata sulle urgenze del presente, senza più il senso della salvezza della storia, senza l’attesa di un compimento futuro, senza che abbiamo il cuore teso alla venuta definitiva di Cristo. Il tema non è facile da trattare, ma metterlo da parte significa mutilare la nostra fede.
Il vangelo di questa domenica ci mette in guardia su questo. La parabola fa riferimento ai costumi del tempo, secondo cui era previsto che lo sposo si recasse la notte a casa della sposa, sposa che era affiancata da damigelle con il compito di illuminare la strada allo sposo che arrivava. Gesù ci chiede di avere un cuore pieno di attesa. Questo è il significato delle lampade e dell’olio per tenerle accese. Vivere l’attesa del Signore cambia l’orizzonte delle nostre giornate e immette nel presente una drammaticità e una speranza che permettono di non disperarsi di fronte a una realtà che va molto diversamente da come dovrebbe andare. Il Signore verrà, e verrà per salvare. Il fatto che nella parabola Cristo venga presentato come lo sposo indica questa volontà di comunione e di redenzione che riguarda tutto e tutti. La nostra storia individuale e quella dell’umanità intera vanno verso quel momento.
Don Davide