Stare davanti alla croce: questo è il senso della settimana santa. Chiunque noi siamo, qualunque sia la nostra storia e la circostanza che stiamo vivendo, guardiamo la croce.
È lì che Gesù rivela chi è Dio. Poco prima di essere catturato ha detto: «Quando sarà innalzato da terra attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Questa affermazione dice il senso della morte in croce. Gesù dà tutto se stesso e si rivela come misericordia. Il suo cuore aperto diventa simbolo di un amore pieno e definitivo. Nel cuore di Gesù aperto dal colpo di lancia c’è spazio per ognuno di noi, per tutto ciò che siamo, per le nostre storie, le nostre speranze e le nostre croci.
Perciò il vero discepolo di Gesù è innanzitutto uno che si sente amato “fino alla fine”, come dice il vangelo di Giovanni.
Con la sua croce e risurrezione Gesù dà anche inizio a un mondo nuovo. Il costato aperto diventa il segno più eloquente che ormai la sua esistenza è completamente “aperta”. Ora egli è completamente “per l’uomo”. Non è più solo un singolo, ma è il “nuovo Adamo” dal cui fianco viene formata la “nuova Eva”, cioè l’umanità nuova. Parlando dell’acqua e del sangue che fuoriescono dal costato Giovanni fa riferimento ai sacramenti cristiani del battesimo e dell’eucaristia, e tramite essi alla chiesa, segno e strumento della comunione tra Dio e gli uomini. Cristo è l’inizio di un movimento nel quale l’umanità divisa viene riunita in un solo corpo.
Don Davide