COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 11 GIUGNO 2023

La prima lettura scelta per la solennità del Corpus Domini ci parla del lunghissimo cammino che Israele ha compiuto nel deserto dopo la fuga dall’Egitto. Ci viene ricordato che il deserto è un luogo terribile e aspro, inospitale e pieno di pericoli. Ma anche che attraversarlo non è senza senso e senza scopo. È Dio stesso che ha fatto uscire il popolo e lo conduce nel deserto per metterlo alla prova, sostenendolo con una manna “sconosciuta ai padri”.
Il deserto è un’immagine efficace per parlare della nostra vita e della vita di tutti che è spesso un “luogo” inospitale, dove capita di smarrirsi e pensare di provare troppa fatica per riuscire ad andare avanti. Ma è proprio nello smarrimento che può capitare di accorgerci che un Altro non ci abbandona e si prende cura di noi offrendoci un nutrimento, un pane che è la sua stessa presenza.
La solennità di oggi ci aiuta proprio a rimetterci davanti al cuore stesso della nostra fede: Cristo vivo e presente, Cristo alfa e omega, cuore del mondo e redentore di ogni uomo. Con lui presente è possibile attraversare la vita riconoscendole una bellezza e un senso. La comunione con lui ci rende parte di una storia più grande di noi in cui ci troviamo uniti gli uni con gli altri in un anticipo di quello che sarà il compimento finale della storia dell’umanità.
Don Davide

COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 4 GIUGNO 2023

Le tre letture di questa domenica ci aiutano a superare il rischio di considerare la Santissima Trinità una verità fredda, che in fondo ha poco da dire alla nostra vita.
Nella prima lettura non si parla esplicitamente della Trinità, ma si dice che Dio proclama il suo nome davanti a Mosè: «Il Signore passò davanti a lui, proclamando: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”». Dire il nome di qualcuno nella Bibbia significa spesso svelarne la sua essenza più profonda: Dio non solo ama, ma è amore.
Dio è infatti una comunione di persone. Ce lo ricorda la seconda lettura. In questo breve testo, Paolo conclude la seconda lettera ai Corinzi con un augurio: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi». Ciò che Paolo raccomanda è una vita insieme fatta di amore reciproco, di un essere gli uni per gli altri. Una comunione insomma. Credere nella Trinità significa partecipare alla vita stessa di Dio, e la vita di Dio è comunione. Perciò entrare in una profonda comunione con Dio e con fratelli è il cuore della vita cristiana.
Infine il vangelo ci dice che questo amore della Trinità si rende vicino e sperimentabile in Cristo. Ancora una volta si afferma che Dio è amore e misericordia: «Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Questi brani biblici non cercano di spiegare la Trinità, ma riescono ad andare al cuore della questione: Dio è amore e essere cristiani significa immergersi in questa vita nuova capace di trasfigurare il mondo per renderlo sempre di più immagine del suo creatore.
Don Davide